Boxer bianco: il divieto di riproduzione

La recente cucciolata che abbiamo portato a termine con successo (cinque cuccioli sanissimi e vitali alla massima potenza) ci ha portato al confronto con la problematica, ormai da troppo tempo portata avanti, riguardo alla certificazione in allevamento del cucciolo bianco.
Non avendo esperienza in questo campo (pochissimi sono stati infatti i cuccioli bianchi nel nostro modesto allevamento, cuccioli che poi non hanno avuto la fortuna di ricevere un pedigree per volere dei nuovi proprietari) siamo venuti a conoscenza che l’ENCI, una volta rilasciato il pedigree, marchia questi soggetti con una dicitura poco gradevole: “vietata la riproduzione”.

La cosa ci è parsa molto strana e poco intelligente e ci siamo subito mobilitati per capire se fosse una problematica passata e risolta o qualcosa di recente che avrebbe modificato il pedigree della nostra cucciola. In breve, siamo riusciti a affermare la fondatezza della notizia, che comunque ci ha lasciati alquanto perplessi e sorpresi.
La domanda che subito ci siamo posti è stata: perché l’ENCI, che dovrebbe tutelare i soggetti regolarmente registrati e certificati, pone un timbro del genere su un pedigree regolare? Ma soprattutto, chi è l’ENCI per vietare all’allevatore di far riprodurre un boxer bianco?
Ovviamente, nessuno può avere voci in capitolo quando la diatriba del boxer bianco riguarda le manifestazioni canine (expo, raduni e quant’altro), proprio perché è lo standard che non ammette un boxer bianco o ai limiti della colorazione. Ma quando si tratta di riproduzione, l’allevatore non va a valutare solo mantello e fenotipo del soggetto, ma valuta anche (e spesso soprattutto) il genotipo, cioè le linee di sangue che caratterizzano quel determinato soggetto scelto. Come accade per il genotipo umano, anche quello canino ha le sue regole: non è necessariamente detto che da padre o madre di colore bianco debbano nascere cuccioli bianchi. Come del resto non è detto che da padre o madre campione nascano necessariamente cuccioli campioni.
Il problema fondamentale è il divieto. A questo proposito possiamo tirare in causa un esempio: la riproduzione tra fratelli, padre e figlia, madre e figlio. Ad alcuni può sembrare strano che un allevatore possa far riprodurre questi soggetti, ma spesso è una scelta che viene effettuata nel momento in cui si decide di fissare determinate caratteristiche (che siano fenotipiche o genotipiche). Nasce spontanea una domanda: perché l’ENCI non vieta queste pratiche? O ancora, perché l’ENCI non vieta la riproduzione di soggetti monorchidi? O soggetti troppo alti o troppo bassi (anche questi non conformi allo standard)?

Il divieto rimane ed è ben visibile solo sul pedigree del boxer bianco, divieto che preclude la possibilità all’allevatore di potare avanti delle caratteristiche fenotipiche che magari sono maggiormente spiccate in un soggetto bianco che non negli altri soggetti della stessa cucciolata.
Ad ogni modo questo “marchio” apposto sul pedigree del cucciolo bianco sembra un atto di prepotenza, quasi un must: è l’ENCI che dice all’allevatore cosa fare o meno.

La diatriba rimane comunque aperta e al momento, pare, senza via d’uscita. Sicuramente il boxer bianco non ha le caratteristiche fenotipiche che ne permettano la partecipazione a manifestazioni. Ma altrettanto sicuramente non si può precludere la possibilità di riproduzione da parte di un ente, quale l’ENCI, che dovrebbe – teoricamente – tutelare nel nostro paese la cinofilia in generale e i soggetti di razza in particolare.



Maria Assunta Carlucci

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